di entrata è praticata proprio da loro. Sul lato dell’offerta di lavoro, la prima considerazione da svolgere è che rispetto agli 11.693 occupati
del 2001, troviamo ,alla stessa data solo 8.529 addetti a dimostrazione del perdurante carattere di città dormitorio, dove una quota consistente degli abitanti va a lavorare al di fuori dei confini comunali abbracciando la condizione di afragolese non afragolese per la gran parte della giornata e con notevole pendolarismo quotidiano. Fortunatamente la tendenza degli ultimi 20 anni è di un costante aumento, anche significativo di addetti ed unità locali in tutti i settori che rafforza il ruolo produttivo della nostra città e che deve essere accompagnato da politiche di sviluppo sempre più efficaci. E’ anche importante stabilire il ruolo economico nell’ambito dell’area metropolitana. Al 2005, in un rilevamento delle unità locali Afragola si colloca al 5° posto tra le città della provincia di Napoli per l’industria delle costruzioni, confermando questa come sua attività caratterizzante. Le imprese edili si son dovute confrontare con l’integrazione europea, le regole sulla concorrenza, i cambiamenti delle norme sulle opere pubbliche e sugli appalti, le economie di scala e la crescente dimensione delle imprese del settore. Nonostante tali difficoltà, il settore è riuscito a resistere e trovare nicchie competitive per continuare una crescita non indifferente. Incluso nel più generali comparto dell’industria, contava 688 unità locali per un totale di 2672 addetti nel 2001. Cinque anni dopo le unità locali arrivavano al numero di ben 831, di cui la componente dell’industria in senso stretto si limita a sole 282 unità. La vitalità del settore si può assumere a potenzialità e sbocco occupazionale futuro di primaria importanza. I suoi problemi costituiscono
anche il terreno su cui si deve misurare l’ente locale per sostenere questa crescita realisticamente ipotizzabile dagli andamenti appena accennati. Tra questi il terreno di impegno pubblico sarà prioritariamente la formazione ed aggiornamento per la necessaria evoluzione culturale del personale adeguata all’ambiente competitivo delle imprese. Poi il rilancio delle opere pubbliche e l’aggiornamento della normativa urbanistica per offrire opportunità di impiego, temporaneo, nel corso delle costruzioni e di lungo periodo per l’esercizio dei servizi.
Il secondo settore a cui dobbiamo porre attenzione è quello del commercio,nel quale ci classifichiamo settimi nel sistema locale del lavoro per numero di unità locali al 2005. Questo settore aveva avuto una tendenza alla polverizzazione tra 1991 e 1996 aumentando le unità locali da 1002 a 1155 mentre diminuiva gli addetti da 1810 a 1725. Dopo di che si ha la svolta verso la concentrazione, passando le unità locali a 995 e gli addetti a 2091. Tendenza che presumibilmente continua fino ai nostri giorni, quando registriamo una crescita delle unità locali fino a 1267, superiore perfino a quella del 1991. Anche qui siamo di fronte ad un
settore in buona salute e con buone prospettive se non ci fosse la saturazione degli spazi fisici e forse anche delle quote di mercato. D’altre parte non possiamo nasconderci che il commercio offre i posti di lavoro meno remunerati e più precari all’interno del settore dei servizi, sebbene abbia caratterizzato Afragola come riconosciuto ed attrattivo polo commerciale dell’intera area metropolitana. Perciò è necessario lavorare per una evoluzione verso la sempre maggiore qualificazione ed evoluzione nella direzione dei servizi rari ed alle imprese, a partire dalla solida base attuale. Anche qui i dati sono promettenti, perché, seppure ci classifichiamo appena 10° nel sistema locale, passiamo, negli ultimi cinque anni da 504 a 773 unità locali, con un numero di addetti che conta circa la metà del commercio. Le medesime leve di formazione ed opportunità qui hanno la loro cerniera sulla nuova fiera, ma non debbono più trascurare di catturare gli effetti indotti, finora sfuggiti al sistema economico municipale.
Mi riferisco prioritariamente al crescente flusso di visitatori per cui provvedere ricettività e ristorazione adeguata all’interno del nostro tessuto urbano, ma anche alla crescita dell’industria ed artigianato locale il cui migliorato accesso al mercato va accompagnato da oculati programmi pubblici. Le politiche di sviluppo per sostenere l’aumento dell’occupazione hanno un disegno molto dettagliato nel nostro programma. Il ragionamento qui esposto spiega su quali basi economiche concrete l’abbiamo fondato.