sabato 7 giugno 2008

Questione di sicurezza

Negli ultimi mesi va riproponendosi con forte drammaticità il problema della sicurezza nel nostro Paese. Per noi cittadini meridionali, in particolar modo residenti in una delle province più complesse del Mezzogiorno, la questione risulta poi particolarmente delicata, soprattutto se si tiene presente che il sentimento di insicurezza e di sfiducia tende a rafforzarsi non solo per via dell’altissima frequenza dei comuni reati, ma anche per quelle condotte criminali che in altre regioni sono difficilmente percepibili, e che da noi generano un intenso allarme sociale: è il caso, ormai di rilevanza internazionale, legato alla questione rifiuti e ai crimini annessi.

Ma quale può essere la soluzione ad un problema così grave? Quali proposte potrebbe avanzare il Partito Democratico, per risolvere o quantomeno ridimensionare la “questione sicurezza”, da troppo tempo vista come problematica di scarso interesse dai partiti di centro-sinistra e di quasi esclusiva competenza destrorsa? Problematica che in realtà andrebbe affrontata con ugual vigore anche dal nostro lato della barricata, tenendo presente che si tratta di questione trasversale dai notevolissimi risvolti sociali, in grado di incidere e scuotere le coscienze di intere fasce di popolazione e di determinare ( vedi anche a Roma ) e stravolgere anche esiti elettorali dati per scontati.

Ebbene, probabilmente in occasione dell’ultimo Consiglio dei Ministri, tenutosi a Napoli, che tra le varie misure ha dato il là all’introduzione nel nostro ordinamento del reato di “clandestinità”, si è persa una buona occasione per proporre qualcosa di costruttivo e realmente efficace. Un qualcosa che dovrebbe andare a risolvere il problema vero della sicurezza in Italia e che recentemente Antonio Manganelli ( Capo della polizia ) ha stigmatizzato nella sua relazione alla Commissione Affari e Giustizia del Senato: l’esigenza di maggiore sicurezza non va affrontata attraverso una militarizzazione del territorio o attraverso una imposizione di pene più severe e lunghe, bensì evitando quell’ “indulto quotidiano”, che si consuma nel vergognoso affronto al principio della “certezza della pena” a cui il nostro sistema processual-penalistico ci ha abituato.

In un recente seminario svoltosi presso la Facolta di Giurisprudenza Federico II di Napoli, trattando proprio il problema in questione, è stata messa in evidenza proprio l’inefficacia del sistema penale italiano, nudo innanzi a dati statistici allarmanti; un’inefficacia dovuta all’incapacità di giungere non tanto a pene severe o comunque persuasive, bensì a pene certe. E’ proprio sul meccanismo psicologico del reo che incide la mancanza di una seria prospettiva di essere condannati e di scontare la pena stessa; questi di fatto trova più conveniente in termini para-economici delinquere, in quanto a fronte di un marginale rischio di essere condannati, v’è la prospettiva di un guadagno immediato e di facile realizzo. E’ evidente che una teoria del genere vada necessariamente coniugata con altre posizioni che individuano in motivazioni ben diverse la scelta del reo, radicandola su basi sociologiche, educative, umane; o che magari individuano l’origine della scelta criminale in un stato di costrizione; teorie queste altrettanto valide e sostenibili. E’ pur vero però che, acquisendo la consapevolezza che uno dei problemi centrali è quello della certezza della pena, si possono ipotizzare diverse proposte al riguardo, finalizzate ad invertire questo trend.

Opportuno sarebbe riflettere sulla complessità del processo; sui meccanismi procedurali che tendono a permettere non la difesa dell’indagato “nel” processo, bensì la difesa dello stesso “dal” processo. Si pensi poi ai perversi meccanismi della prescrizione e dunque al frequente verificarsi della stessa per via degli interminabili tempi processuali. Si pensi a quegli strumenti iper-garantistici che, ben strumentalizzati, più che costituire esplicazione del diritto di difesa del cittadino, permettono a quest’ultimo di sottrarsi al normale incedere della giustizia stessa. E ancora si pensi all’esigenza di migliorare gli organici dei tribunali, delle Corti, per garantire una maggiore celerità delle singole fasi processuali; destinare maggiori risorse alle strutture giurisdizionali, favorendo una massiccia informatizzazione del processo.

E’ su queste problematiche che anche il Partito Democratico dovrebbe soffermarsi, assumendo così un ruolo propositivo rispetto alla questione sicurezza che tanto interessa i nostri cittadini e la loro quotidianità, differenziandosi dalle altre forze politiche che non riuscendo a fare altro, si limitano a proporre di imbracciare fucili e ad introdurre fattispecie criminali nuove, di dubbia costituzionalità, che ci screditano in sede comunitaria e che difficilmente poi possono concretamente essere perseguite.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Si parla tanto di certezza della pena ... quando poi in Italia il vero problema è la certezza della condanna!

Grazie alle nostre leggi indecenti in fatto di Giustizia, la stragrande maggioranza dei processi italiani finisce a tarallucci e vino, ovvero in prescrizione. Non solo quelli dei "big"...

I provvedimenti di Berlusconi & Co sono semplici strumenti demagogici. Nessun pacchetto sicurezza può essere davvero efficace senza sbloccare la macchina della Giustizia Italiana. Se poi pensiamo che addirittura Berlusconi vuole togliere ai magistrati uno dei pochi strumenti a loro disposizione come le intercettazioni, stiamo fritti.

Ma tanto Berlusconi sarà molto abile a far "sparire" anche questo problema ... il fatto è che Lui ha una marcia in più in comunicazione (e telecomunicazioni) che noi non abbiamo.

Francesco Zanfardino
www.discutendo.ilcannocchiale.it

Anonimo ha detto...

Si farà questo partito? La riunione odierna quali frutti ha prodotto? Si voterà il 22 per eleggere l'organismo locale? Avrei voluto partecipare alla riunione di questa sera ma nutro forte riserve e credo che mi asterrò dal votare. Mi auguro solo che non sia l'ennesima furbata per camuffare il vecchio modo di costruire il consenso ed ahimé peggio ancora di costituire un pacchetto di tessere "vuoto" perché vi sarà sicuramente qualche riccone per dare fondo alle proprie risorse, portando a votare gli amici, familiari e cumparielli di turno. Questa non è democrazia.
Qualcuno vorrebbe farmi credere che ci sarà tanta gente come in occasione del 14 ottobre 2007 che andrà a votare perché credeva in un progetto politico? Adesso la questione è diversa. Chi crede che la condizione è la stessa, allora vuol dire che vive nel mondo dei sogni. Fin quando non si metterà ordine alle cose e fin quando chi è stato causa della sconfitta elettorale locale continuerà ancora a dare i tempi al PD di Afragola, credo che il nostro caro partito sarà fermo per molto tempo e non riuscirà ad occupare gli spazi che merita e questo significa che il "fascistiello" avrà vita facile e difficilmente riusciremo a scalzarlo dal "trono".

Un saluto a tutti.

C.L.

Anonimo ha detto...

Caro C.L. hai centrato il problema.
Anch'io in alcuni post precedenti ho fatto notare che alle spalle del PD afragolese ci sono i soliti grandi "vecchi" (in senso culturale e anagrafico..) che "guidano" il partito, o più semplicemente vedono nel PD locale l'ultima ancora di salvezza per ritornare in politica.

Alle mie osservazioni, mi è stato risposto che se ricambio generazionale ci deve essere, questo deve avvenire con calma, partendo prima da un affiancamento e poi dall'avvicendamento...

Una domanda schietta e diretta alla quale gradirei una risposta altrettanto sincera:
se gli attuali maggiorenti del PD locale non hanno MAI "passato il testimone", non hanno MAI consentito un vero ricambio generazionale (tant'è che dopo di loro sono "saltate" 2-3 generazioni che non hanno avuto alcun esponente politico di rilievo) perchè dovrebbero farsi da parte ora?

Se il PD locale vuole dare un vero segnale di cambiamento e novità (così come dato a livello nazionale con l'esclusione dei vari De Mita e Mastella...)allora ci vuole coraggio, un GRANDE coraggio....

Vi pubblico uno stralcio di un articolo pubblicato un anno ga sull'"Independent", quotidiano londinese:

"L’ex Ministro dell’Ambiente, David Miliband, sarà Ministro degli Esteri nel nuovo Governo Brown. Miliband, 41 anni, è l’astro nascente del Labour. Delfino di Blair nonostante la sua posizione fortemente negativa sull’intervento in Iraq, è un giovane brillante e capace che molti avrebbero voluto addirittura leader del Labour al posto dello stesso Brown. Intanto, a 41 anni è il secondo più giovane Foreign Secretary della storia britannica e si ritrova meritevolmente a capo di una delle più importanti diplomazie del mondo. Sapete cosa fa in Italia un politico di 41 anni? Forse il Consigliere Comunale."
Eh! La stampa britannica...

E che dire di Obama che a 47 anni si candida a guidare la più grande democrazia planetaria...
Cacchio!!... Che sia più difficile governare Afragola??! Probabile..
Buona fortuna.

A.C.

Anonimo ha detto...

Interrogativo molto attuale il Sindaco NESPOLI è incompatibile con la carica di Senatore? A quanto pare si!!! Leggere di seguito, come è stata oggetto di discussione la questione di Alemanno Sindaco e Deputato, rinvenuta sul seguente sito:
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080429120651AAumeQw

"Alemanno sindaco: incompatibile con deputato?
Mi sembra che la legge disponga l'ineleggibilità di chi è sindaco di comuni con più di 20 mila abitanti, ma in questo caso Alemanno è stato eletto contestualmente sia alla Camera che al Campidoglio. Quindi tecnicamente più mantenere entrambe le cariche. E' corretto o mi perdo qualcosa?

Miglior risposta - Scelta dal Richiedente
No Alemanno invierà domani una lettera al nuovo presidente della camera Gianfranco Fini, in cui si dimetterà dalla carica di deputato nazionale, perchè come dici tu c'è incompatibilità tra la carica di sindaco di una città superiore a 20000 abitanti e la carica di deputato.


C'è incompatibilità e quindi Alemanno si dimetterà dalla carica di deputato.

Credo di avere letto (non ricordo es sul corriere o il Giornale) che terra' la carica di sindaco mollando quella di deputato.

Corre voce ad Afragola che qualcuno abbia avanzato un'interpellanza circa l'ineleggibilità o l'incompatibilità di Nespoli a Sindaco se è eletto a Senatore.

Fare girare.

C.L.

Anonimo ha detto...

Antonio Iozzi ha detto...
E' stato il Prof. Moccia, capogruppo del PD, ad avanzare tale questione in consiglio. E il nostro buon sindaco ha semplicemente liquidato la questione, con un paio di attacchi al prof. senza dare motivazioni o spiegazioni al riguardo.

Anonimo ha detto...

E voi (ovviamente) lasciate correre... piuttosto che martellare su giornali, fare continue interrogazioni, esposti alla Procura o proporre interrogazioni parlamentari tramite i referenti nazionali del PD.

Fose credete che il caso-Afragola non sia così macroscopico??!..

Anonimo ha detto...

Salve Antonio mi rivolgo a te rappresentante dei giovani del Pd afragolese, le considerazioni avanzate da Francesco Zanfardino sono sicuramente giuste inoltre ritengo che all'interno del Pd afragolese non vi sia reale democrazia, quali sono state le conclusioni della riunione dell 22 maggio e perchè non date maggiore pubblicità a questi eventi? Sembri un giovane sincero ed onesto ma mi aspetto che all'interno di questo partito saranno fatte le scelte giuste come quella di contrastare efficaciemente quest'amministrazione di centro destra e non solo con la retorica di qualche consigliere comunale che si reputa del Pd ma che forse sta con noi per puro interesse forse non politico ma di altra natura