LUNEDI 5 GENNAIO ORE 18:30
I GIOVANI DEMOCRATICI PER AFRAGOLA
TOMBOLA DI BENEFICENZA
Dopo la tombolata buffet e brindisi per un nuovo inizio.
http://www.giovanidemocraticiafragola.it/
"Promettere e mantenere è una cosa che porta lontano" (Pierre Carlet de Chamblain)
Care democratiche, cari democratici,
è a voi che rivolgiamo il nostro saluto, il nostro “benvenuto”, il nostro invito a partecipare.
Sulla scia di quelle che sono state le esperienze giovanili e partitiche più recenti, rappresentate dalla Sinistra Giovanile e dai Giovani della Margherita, si va progressivamente manifestando anche per il Partito Democratico l'esigenza, diremmo quasi fisiologica, di avere una nuova palestra politica, abbinata al percorso principale del partito vero e proprio.
E' forte il desiderio di risposte proveniente dal mondo della scuola, dell'università, dalla realtà del precariato; ebbene, è altrettanto forte il bisogno di ricreare luoghi di discussione, dove a queste risposte, possano precedere domande e ampie riflessioni. E' con questa consapevolezza che un folto gruppo di under 30 afragolesi, formatosi in occasione della campagna elettroale, ha deciso di costruire, sul nostro territorio, un movimento giovanile forte, organizzato, propositivo ed organico al partito. Scopo del coordinamento è quello di recepire le istanze dei nostri coetanei, le diverse difficoltà che essi incontrano quotidianamente, facendoci promotori di un processo osmotico che faciliti l'arrivo di queste istanze ai nostri gruppi dirigenti; a chi, in sostanza, ha gli strumenti e le capacità per affrontare i gravi disagi generazionali che Afragola, Napoli e la Campania purtroppo vivono da sempre.
Guardiamo alla storia; a quella scuola politica, culturale e sociale che Sinistra Giovanile e Giovani della Margherita hanno rappresentato per anni, consapevoli però del fatto che di quelle straordinarie esperienze vada preso il meglio e che a questo vada necessariamente aggiunto quanto di buono e di nuovo il Partito Democratico ha rappresentato nel panorama politico nazionale da un anno a questa parte.
Auspichiamo alla creazione di una realtà giovanile seriamente radicata sul territorio, in stretto contatto con il mondo delle associazioni, capace di intercettare chi desideri coltivare un proprio percorso politico dando a questi gli strumenti per esprimere il proprio talento, la propria proposta, il proprio pensiero.
Vi invitiamo a scoprire questo sito; è per ora la nostra sede, virtuale, non ancora tangibile, che però ha il pregio di essere aperta 24 ore su 24. E' con esso che nel breve periodo daremo voce alle nostre idee ed iniziative, mantenendo una finestra spalancata anche sull'attività politica degli organi comunali, attraverso un quotidiano contatto con il gruppo consiliare del Partito Democratico.
Antonio Iozzi
Negli ultimi mesi va riproponendosi con forte drammaticità il problema della sicurezza nel nostro Paese. Per noi cittadini meridionali, in particolar modo residenti in una delle province più complesse del Mezzogiorno, la questione risulta poi particolarmente delicata, soprattutto se si tiene presente che il sentimento di insicurezza e di sfiducia tende a rafforzarsi non solo per via dell’altissima frequenza dei comuni reati, ma anche per quelle condotte criminali che in altre regioni sono difficilmente percepibili, e che da noi generano un intenso allarme sociale: è il caso, ormai di rilevanza internazionale, legato alla questione rifiuti e ai crimini annessi.
Ma quale può essere la soluzione ad un problema così grave? Quali proposte potrebbe avanzare il Partito Democratico, per risolvere o quantomeno ridimensionare la “questione sicurezza”, da troppo tempo vista come problematica di scarso interesse dai partiti di centro-sinistra e di quasi esclusiva competenza destrorsa? Problematica che in realtà andrebbe affrontata con ugual vigore anche dal nostro lato della barricata, tenendo presente che si tratta di questione trasversale dai notevolissimi risvolti sociali, in grado di incidere e scuotere le coscienze di intere fasce di popolazione e di determinare ( vedi anche a Roma ) e stravolgere anche esiti elettorali dati per scontati.
Ebbene, probabilmente in occasione dell’ultimo Consiglio dei Ministri, tenutosi a Napoli, che tra le varie misure ha dato il là all’introduzione nel nostro ordinamento del reato di “clandestinità”, si è persa una buona occasione per proporre qualcosa di costruttivo e realmente efficace. Un qualcosa che dovrebbe andare a risolvere il problema vero della sicurezza in Italia e che recentemente Antonio Manganelli ( Capo della polizia ) ha stigmatizzato nella sua relazione alla Commissione Affari e Giustizia del Senato: l’esigenza di maggiore sicurezza non va affrontata attraverso una militarizzazione del territorio o attraverso una imposizione di pene più severe e lunghe, bensì evitando quell’ “indulto quotidiano”, che si consuma nel vergognoso affronto al principio della “certezza della pena” a cui il nostro sistema processual-penalistico ci ha abituato.
In un recente seminario svoltosi presso
Opportuno sarebbe riflettere sulla complessità del processo; sui meccanismi procedurali che tendono a permettere non la difesa dell’indagato “nel” processo, bensì la difesa dello stesso “dal” processo. Si pensi poi ai perversi meccanismi della prescrizione e dunque al frequente verificarsi della stessa per via degli interminabili tempi processuali. Si pensi a quegli strumenti iper-garantistici che, ben strumentalizzati, più che costituire esplicazione del diritto di difesa del cittadino, permettono a quest’ultimo di sottrarsi al normale incedere della giustizia stessa. E ancora si pensi all’esigenza di migliorare gli organici dei tribunali, delle Corti, per garantire una maggiore celerità delle singole fasi processuali; destinare maggiori risorse alle strutture giurisdizionali, favorendo una massiccia informatizzazione del processo.
E’ su queste problematiche che anche il Partito Democratico dovrebbe soffermarsi, assumendo così un ruolo propositivo rispetto alla questione sicurezza che tanto interessa i nostri cittadini e la loro quotidianità, differenziandosi dalle altre forze politiche che non riuscendo a fare altro, si limitano a proporre di imbracciare fucili e ad introdurre fattispecie criminali nuove, di dubbia costituzionalità, che ci screditano in sede comunitaria e che difficilmente poi possono concretamente essere perseguite.
Il dato elettorale emerso dalle urne del ballottaggio ha evidenziato un fatto estremamente significativo della vita politica afragolese: le periferie hanno bocciato il centro-sinistra. Perché? Quale è stata la ragione che ha spinto i numerosi abitanti di rioni periferici come le Salicelle, ad esprimere la propria preferenza per il candidato sindaco del centro-destra, anziché per Mimmo Moccia? Ebbene, non si può e non si deve semplicisticamente liquidare la questione, ricorrendo alla superficiale considerazione che dinamiche poco ortodosse si sono mosse tra i palazzoni dei quartieri più in difficoltà della città, nell’immediato periodo precedente al ballottaggio. Grave sarebbe infatti la carenza d’analisi, se non ci si rendesse conto del fatto che, a fronte di un profondo disagio umano, sociale, economico e perfino esistenziale di tali quartieri, la realtà politica del centro-sinitra si è vista poco, impegnata com’era negli ultimi tempi soprattutto a comporre conflitti interni e a risolvere problemi e questioni ben lontani dalle carenze quotidiane di zone dove risiedono centinaia di famiglie, ammassate in grigi palazzoni, costrette a vivere tra cumuli di rifiuti, strade mal ridotte, giardini abbandonati e case spesso in condizioni disarmanti, abitate però da persone che in molti casi ci hanno spalancato la porta del loro mondo trasmettendo un fortissimo senso di dignità, umiltà e una drammatica voglia di normalità. Ebbene, è a questi nuclei familiari che deve essere destinata una fortissima attenzione. E’ alle periferie che va necessariamente ridata priorità e deve essere riconosciuta una specialità nell’agenda programmatica del centro-sinistra e in special modo del Partito Democratico. Là dove si è perso e in malo modo, va avviata una fortissima azione di radicamento sul territorio; è necessario un attivismo che vada in due direzioni; da un lato facendo critica seria, costruttiva e oggettiva su quelli che in loco saranno i possibili errori del governo cittadino, rimarcando mancanze, carenze, inadempienze politiche e non dell’attuale classe dirigente di centro-destra. Dall’altro lato facendosi portavoce delle istanze della gente; costruire laddove c’è terra bruciata ( nel senso letterale della parole ) ed essendo presenti nel momento in cui esplodono i bisogni impellenti di donne e uomini, mostrandosi come realtà strutturata che ascolta, medita e propone. Una presenza che va costruita in senso si politico, ma anche e soprattutto fisico, materiale e tangibile!
Solo lavorando in questi termini, il Partito Democratico e chi con esso, potranno presentarsi alle prossime elezioni, come candidati forti e credibili anche nelle periferie. Non si può e non si deve commettere l’errore di dare per scontato l’orientamento politico di interi quartieri della città, abbandonando ogni velleità e possibilità progettuale; anzi, è doveroso lavorare affinché si creino anche nelle zone disagiate le possibilità affinché il voto possa essere quanto più spontaneo possibile, scevro da condizionamenti demagogici, eliminando alla radice il problema di fondo, che è legato alla mancanza delle condizioni pratiche e minime del “vivere democratico” di un paese che si ritiene tale. Accanto al rilancio “edilizio” e “urbanistico” dunque, un riscatto anche culturale e di mentalità, che spinga queste famiglie, questi afragolesi, a sentirsi parte integrante di una città che troppo spesso tende a dimenticarli.
Francesco Domenico Moccia, afragolese, cinquantotto anni, è professore ordinario di progettazione urbanistica all’Università degli Studi di Napoli Federico II ove ha svolto diversi incarichi amministrativi, quali la direzione del Dipartimento di Urbanistica e il coordinamento del Master in Pianificazione dello sviluppo locale.
Socio di diverse organizzazioni nazionali e internazionali del settore, è rappresentante nazionale dell’Associazione Europea delle Scuole di Pianificazione per la quale ha organizzato l’ultimo congresso cui hanno partecipato oltre 600 professori provenienti da 40 nazioni.
Membro del Direttivo Nazionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, il professore è anche dirigente nazionale della Società Italiana degli Urbanisti.
Partecipa alla redazione di alcune riviste specializzate quali “Urbanistica Informazioni e Critica della Razionalità Urbanistica”.
Ha pubblicato articoli su European Planning Studies, Urbanistica, Urbanistica Informazioni, Archivi di Studi Urbani e Regionali, Controspazio, CRU, Finalità dell’Architettura.
Ha curato la pubblicazione di 21 volumi ed ha redatto più di 90 saggi pubblicati in libri o riviste sugli argomenti della storia e teoria dell’architettura, della teoria della pianificazione, l’urbanistica, le politiche urbane, la pianificazione e politiche per lo sviluppo.
Ha ricoperto il ruolo di Vicesindaco ed assessore all’urbanistica nell’amministrazione Caccavale. Attualmente è assessore provinciale all’urbanistica ed al PTCP.
Ha partecipato alla costituente nazionale del Partito Democratico.
Se il partito democratico intende rompere con le metodologie passate, deve necessariamente farsi carico di una scelta coraggiosa: quella di chiudere del tutto con la politica fatta dai soli nomi, lasciando spazio a quella colma di idee, proposte e progetti. Sulla base di queste considerazioni, come giovani democratici afragolesi auspichiamo a che il programma del PD cittadino ponga come pietra angolare l’innovazione e l’uso massiccio della tecnologia nella riorganizzazione del futuro Comune. E’ necessario rivitalizzare il rapporto cittadino-istituzioni (soprattutto di quelle comunali che sono le più vicine alla nostra quotidianità), facendo ampio uso di quello che oggi il mercato propone e permette di utilizzare, con costi anche limitati e sostenibili, soprattutto se confrontati con i benefici che vanno a tutto vantaggio del pubblico. Mi riferisco alla necessità di creare, parallelamente alla struttura materiale del Comune, anche una struttura virtuale dello stesso, accessibile via internet, che permetta al cittadino, con pochi ed elementari tocchi di mouse, di scaricare tutta la modulistica, i certificati, i documenti e le informazioni di cui ha bisogno nella vita di tutti i giorni, e che spesso lo costringono a lunghe file, attese interminabili, e non poche delusioni. Spesso non solo è importante avviare un rapporto con il Comune o con gli altri enti locali, mediante presentazione di un certificato (oggi anche il sito di Afragola lo permette, grazie all’autocertificazione ), ma ancor più decisivo è poter verificare a che punto è la nostra pratica: dov’è?Sta andando in porto? Siamo vicini ad ottenere quello a cui abbiamo diritto?O ancora una volta dovremo rivolgerci all’amico di turno per avere un’informazione che ci spetta per legge? Anche per questo le nuove tecnologie potrebbero esserci utili: per monitorare lo stato di avanzamento di una pratica; e il PD deve credere in questo. Nel creare una struttura virtuale dunque, che permetta a ciascuno di noi di avere una identità non solo fisica, ma anche digitale, a cui segua il posizionamento in vari punti della città di chioschi telematici da utilizzare per l’erogazione dei servizi di cui sopra, garantendo l’accesso alla rete anche a quelle fasce di popolazione più deboli e meno avvezze all’uso domestico di internet. Creare dunque un sistema per il Comune di Afragola, simile a quello che oggi è operativo per i Bancomat o per le Università. Perché è così semplice prelevare 500 euro dal proprio conto o prenotare un esame, mentre per avere un servizio dal Comune si rischiano tempi lunghi e fastidi non indifferenti? Non è più il caso di tollerare che nel settore privato si corra sempre più in digitale, mentre nel pubblico si continua a passeggiare in analogico! Pensiamo anche alla trasparenza dei bilanci comunali, e all’utilità che un bilancio partecipato ( così come voluto dalla legge e ancor più dall’ultima finanziaria ) può avere in termini di chiarezza nei confronti di chi, con le proprie tasse contribuisce alle finanze cittadine. Riteniamo che sia improcrastinabile un’organizzazione seria del bilancio, dove entrate e uscite, imprese e servizi, consulenze, gare ( chi le ha vinte, come e perché ) e quant’altro siano espressamente indicate in documenti accessibili on line, consultabili in qualsiasi momento dal cittadino che paga! Questo di fatto riaccenderebbe la partecipazione e allo stesso tempo potrebbe fungere da deterrente contro uno uso talvolta distorto e discutibile del denaro pubblico dei Comuni del Mezzogiorno. E se trasparenza e partecipazione devono essere le linee guida del Comune, devono diventarlo anche della politica. E allora, che sindaci, assessori, consiglieri comunali, si mettano in rete! Creino appositi spazi on line (gratuiti, aggiornabili quotidianamente, perché questo oggi è semplicissimo e possibile) dove rendano di conto ai cittadini di quello che il loro quotidiano impegno politico. Di quello che giorno per giorno fanno per Afragola, non limitandosi alla piazza o alla strada, ma andando anche a coinvolgere chi in piazza e in strada non ha la possibilità di esserci. Informare dunque l’elettore anche dopo il voto di quella che è la gestione del proprio mandato; dei risultati ottenuti, dei possibili fallimenti e delle ragioni degli stessi. Evitando quell’antipatica cesura tra il giorno prima del voto e il giorno dopo. Noi giovani democratici chiediamo questo e lavoreremo in tal senso. Perché crediamo che il PD possa catalizzare queste proposte e farle proprie come obiettivo di partito per la città. Proposte che, a differenza di molte altre, sono economicamente sostenibili in bilancio, tecnicamente realizzabili e assolutamente costruttive per la quotidianità del cittadino…insomma: SI PUO’ FARE!
Sono passate diverse settimane dallo storico 14 ottobre del 2007. Molti scenari nel frattempo sono mutati, di questi, il più significativo dal punto di vista politico, è rappresentato senza dubbio dalla caduta del governo Prodi; fatto questo che, inevitabilmente, finirà con l’avere serie ripercussioni sulla politica regionale e cittadina. Si avvicinano dunque date a dir poco cruciali; sia dal punto di vista nazionale, dove il partito democratico sarà chiamato ad uno sforzo impressionante e quanto mai essenziale per la vita del paese. Totalmente condivisibile la scelta, nuova per l’appunto, sostenuta da Veltroni e D’Alema sulla necessità di correre da soli, senza alcuna alleanza! Si è presa una decisione rischiosa, probabilmente svantaggiosa, ma positiva per l’interesse del Paese. Il bene dell’Italia è stato anteposto a quello del partito, con una politica finalizzata all’autosufficienza del PD, e alla progressiva esclusione di quella miriade sterminata di partitini che con percentuali irrisorie finiva per decidere (spesso in negativo) i destini di milioni di cittadini. E questo è “nuovo”. Se c’è un partito che, in Italia, sta contribuendo al raggiungimento di un bipartitismo simile a quello di tutti i più importanti paesi europei, questo è senz’altro il Partito Democratico.
A ciò è necessario aggiungere un ulteriore pizzico di spregiudicatezza, anche sul piano locale. Nella formazione delle strutture regionali, provinciali e cittadine è indispensabile che il Partito Democratico faccia proprio quello spirito di rinnovamento che aveva in seno il 14 ottobre e che oggi pulsa nell’animo delle persone; quel ricambio generazionale tanto desiderato dai cittadini e, in particolar modo, da quelli afragolesi dovrà essere stella polare delle scelte strategiche, e non mera propaganda di facciata. Proprio per essere più credibile, questa inversione di tendenza non dovrà essere presentata ed ostentata, a mo’ di gagliardetto; dovrà piuttosto essere concreta e spontanea, silenziosa e laboriosa, consapevole di dover potenziare e migliorare, attraverso un processo di “osmosi”, la realtà politica preesistente, che tanto ha bisogno di nuove competenze, idee e progetti, ma che può essere utile per gli anni di esperienza maturati sul campo. Coniugare innovazione e pragmatismo, consapevoli del fatto che le rivoluzioni interne e profonde, sanno essere sempre le più efficaci. E’ per questo che il Partito Democratico di Afragola potrà nelle prossime settimane studiare soluzioni all’avanguardia. Sarà necessario lavorare affinché il PD afragolese possa essere un esempio organizzativo da seguire, per novità, regole di partecipazione, organizzazione e coinvolgimento, in particolare di quei giovani che, appartenendo alla c.d. società civile, riescano per la prima volta vedere in questa realtà un luogo plurale appositamente organizzato affinché le loro istanze possano essere comprese, sostenute e portate a compimento. Un luogo in cui non ci sia nulla di nascosto, votato alla più totale trasparenza, in cui incontrare altri coetanei e, insieme ad essi discutere dei problemi sentiti e di come risolverli. Un posto dove le nuove tecnologie e i nuovi linguaggi siano all’ordine del giorno e non tabù invalicabili. Dove merito e talento siano un vantaggio e non un handicap.
Soltanto sposando meccanismi simili, creando una realtà così aperta e capace di aggregare, si potranno efficacemente stimolare e coinvolgere quei tanti under 30 afragolesi che sono sistematicamente estranei alla politica, che non la vivono e che quasi la respingono. Quel patrimonio inestimabile di giovani studenti e laureati che oggi giorno è sistematicamente escluso dalle scelte politiche, scelte che pure riguardano essi stessi e il loro futuro in prima persona, e che vanno assolutamente recuperati sotto il profilo non più solo lavorativo e sociale, ma anche politico. E’ necessario scardinare quella sfiducia ormai dilagante, che pure il nostro territorio non manca di incrementare con le sue ormai tradizionali emergenze. PD nuovo dunque, giovane, con criterio e ponderazione, già dalle prossime elezioni amministrative. E’ questa la strada per ricucire quello strappo, ormai inaccettabile, tra cittadini, politica ed istituzioni; sarebbe gravissimo non rendersene conto; si sciuperebbe un’occasione irripetibile.
Conclusione nazionale: sabato sono stato a Roma, per la fondazione italianieuropei. I lavori della conferenza hanno visto la conclusione di Massimo D'Alema. Partito maggioritario, radicato sul territorio e non gassoso o liquido, nessuna alleanza con la sinistra estrema; dunque si correrà da soli. Benissimo. Concordo su tutto. Ci vuole coraggio... anche il coraggio di andare all'opposizione.